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venerdì 9 maggio 2014

Navigando Navigando 28: Lucio Celletti racconta Nico Sapio

#tuttoilcalcioblog





di Fabio Stellato

Questa settimana Navigando Navigando abbiamo fatto visita ad archeologiadellosport.com, splendido sito, curato da Lucio Celletti, che quasi quotidianamente offre ai suoi visitatori autentiche perle  della programmazione sportiva televisiva del passato; e su queste pagine, oggi, vi proponiamo un particolare scritto che ha colpito la nostra attenzione, e che è una sorta di omaggio, a firma dello stesso Celletti, per una voce che tutti conoscono, ma che in realtà nessuno conosce, Nico Sapio  
   
  

                  LE TELECRONACHE INTERROTTE: NICO SAPIO
                                                           di Lucio Celletti
                                              da www.archeologiadellosport.com

Gli ultimi week end di gennaio presentano ritualmente la loro consueta liturgia: sport invernali, Amerique di trotto e naturalmente campionato di calcio.

In quell’ultimo fine settimana del gennaio 1966 c’è grande attesa in Francia per vedere in azione Roquepine, sperando anche nell’indigeno Fiesse, lo sci femminile si dà appuntamento a Sportinia nell’ultima stagione prima del nascere della Coppa del Mondo, nel contempo il contesto pedatorio prevede per la capolista Inter una partita casalinga con il Vicenza per una vittoria neroazzurra che si rivelerà più difficile del previsto. Al sabato Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti vincono il Festival di Sanremo con “Dio come ti amo”. Tutto come al solito?  Tutto come nelle consuetudini di un sabato italiano di fine gennaio? Purtroppo no. C’è anche un meeting mondiale di nuoto che deve risultare un appuntamento importante: è partita la corsa per le convocazioni agli Europei di Utrecht dell’estate appena seguente. Una squadra nazionale sta viaggiando alla volta di Brema ma l’aereo non arriverà mai. Una terribile nuova disgrazia per tutto lo sport italiano: Superga è lontana sedici anni e mezzo ma la gente si ricorda ancora lo strazio di quei terribili momenti che si portarono via il grande Torino.

Quel meeting di Brema era previsto in due giornate con un prologo al venerdì dedicato alle lunghe distanze: è previsto il collegamento fra le reti televisive europee, come si diceva una volta, alle 16 di sabato 29 gennaio 1966 ed alla stessa ora di domenica 30 (prima del collegamento con Vincennes per il trotto). Ebbene, il telecronista del nuoto doveva essere Nico Sapio. Proprio a lui è dedicato questo scritto: a lui è intitolato annualmente da parte della “Genova nuoto” un trofeo annuale. Spesso però la fretta e la sintesi mediatica assorbe totalmente nell’agonismo più stretto ed attuale il nome di quel meeting, senza pensare che dietro quella denominazione c’era un grande giornalista che se fosse vissuto sarebbe stato apprezzato ed amato come tanti radio-telecronisti di allora: Martellini, Rosi, Ciotti, Ameri, Provenzali (suo compagno di stanza a Genova e fraterno amico).

Le circostanze che hanno portato alla tragedia degli azzurri sono la concatenazione di un bieco destino: venerdì 28 gennaio 1966, la nebbia di Milano impedisce in un primo momento di partire alla squadra azzurra. Una rinuncia avrebbe potuto modificare il destino di 9 famiglie; ma la nazionale aveva saltato il meeting nel 1965, era opportuno gareggiare da un punto di vista strettamente agonistico. Ecco un nuovo programma dopo vari tentennamenti dovuti alla nebbia che va e viene: un viaggio a Zurigo per poi arrivare a Brema con uno scalo a Francoforte. Ma il previsto volo Francoforte/Brema è già partito, causa ritardo della spedizione per soli maledetti dodici minuti. Necessaria un’attesa nelle sale dell’aeroporto che gli azzurri passano con chiassosa allegria, ignari del loro destino, forse anche allietati dalle barzellette che Nico Sapio, quasi come un buon padre di famiglia, sa dispensare ai più giovani nuotatori.

Parte il volo successivo, quello tragico. Il Convair della Lufthansa alle 18,51 va a schiantarsi in atterraggio nel nubifragio che avvolge Brema. Una fiammata ed un boato: non osiamo pensare al terrore di quei passeggeri ed al dramma che si è vissuto prima di andare incontro alla sorte più orrida nel relitto incandescente che si arresta in aria e poi si schianta vorticosamente per le terre. Ci piace pensare che Nico possa avere avuto un ultimo pensiero alla moglie Vanna ed alla figlioletta Gloria che lasciava in modo così fulmineo.

Allora si parlò anche di una colluttazione a bordo, di un secondo pilota ritrovato con una pinza non sua, ma queste sono congetture, ipotesi di un giallo a cui si aggiungono notizie mai del tutto chiarite su esami necroscopici disposti dalla magistratura tedesca. Tutto questo non ha nulla a che vedere con il nostro unico intento: rendere l’omaggio di un semplice ma sentito ricordo a Nico Sapio. Piuttosto un’altra inquietudine ci attende: egli, in quel maledetto venerdì, era già a Francoforte ed avrebbe potuto scegliere di partire regolarmente prima con la coincidenza per Brema che invece gli azzurri non fecero in tempo a raggiungere: prevalse in lui il proposito di attendere il volo degli azzurri per viaggiare con loro, come disse Paolo Rosi in Tv durante i funerali “Quando le sciagure colpiscono così duramente si commisura il ruolo della fatalità. La sua professionalità lo ha seguito fino all’ultimo viaggio”. Questo retroscena non fa che aumentare l’angoscia di quella giornata così dura, così triste. Ma tutti noi abbiamo un destino al quale non possiamo sottrarci.

In Italia la notizia arriva dal Telegiornale a tarda sera: il presidente della Federazione Italiana Nuoto Parodi è a Genova per la Coppa dei Campioni di pallanuoto…al sabato mattina la notizia si sparge in tutta Italia ed è immensa costernazione. Quella città di Sanremo che vive con il Festival tre delle sue quattro più importanti giornate dell’anno (l’altra se consentite è il mondiale ciclistico di primavera) piange quel telecronista della Liguria che proprio alcuni mesi prima aveva commentato proprio nella città dei Fiori un triangolare degli azzurri del nuoto con Francia e Svezia.

La voce di Nico Sapio arrivava domenicalmente dalle radioline nel collegamento con “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”: il tono di popolarità acquisito da quel programma la dice lunga su come e quanto quel giornalista fosse amato. I più patiti dello sport lo apprezzavano e lo conoscevano benissimo, dal momento che il nostro caro Nico era voce del nuoto, del canottaggio, del rugby. Un commento da amante dello sport e con lo slancio dell’ex praticante: nuoto, pallanuoto, rugby. E poi una grande passione per la vela. Ma un po’ tutti lo ricordavano per i tanti documentari radiofonici e televisivi e per i servizi nella celebre trasmissione Tv7. Era nato nel 1929, aveva pertanto trentasei anni ed era nel pieno di un’attività fulgida e variegata.

Chi vi scrive, per motivi anagrafici, non ha potuto ascoltare e vedere Nico Sapio ma può percepirne il ricordo, la fama, il carisma. Soprattutto appare tangibile dalle parole emerse dai colleghi una commozione autentica che fa pensare come Sapio fosse non solo un grande giornalista ma anche un uomo sensibile e generoso. Così Alfredo Provenzali ricordava il giorno del grande dramma nella
postfazione al libro "L'ultima bracciata" di Francesco Zarzana (edito nel 2012 per La Infinito Edizioni). “La sera della tragedia ero alla piscina di Albaro per la partita di pallanuoto di Coppa dei Campioni del Recco. Era stato dato a me il servizio per sostituirlo perché lui doveva andare a Brema. C’era l’Eurovisione e Nico era il giornalista che poteva benissimo raccontare quella gara. Quando trapelò la notizia, il clima si fece irreale. Si avvicinarono a me alcune persone e mi dissero. “Pare che…”. Si può solo immaginare il mio stato d’animo di quel momento. Ma nel grande rammarico e dolore per l’amico perduto, il mio primo pensiero era quello di stare vicino alla famiglia. Quello per noi, amici cari e colleghi, sarebbe stato il compito principale”.

Nel luglio del 2012 Alfredo Provenzali ha raggiunto Nico Sapio nelle volte celesti: in un atto di pura ed assoluta fantasia ci piace pensare all’incontro tra i due, a quell’abbraccio, a quella commozione, a quel volersi raccontare 46 anni di lontananza.

Anche questa affermazione di Provenzali sintetizza meglio di ogni altra parola il carattere professionale di Nico “Trape­lava nei suoi interventi e nelle sue radiocronache che lui era al servizio degli ascoltatori, senza che la sua cronaca mettesse lui al primo posto….”

Sandro Ciotti in un ricordo radiofonico nella Domenica successiva alla tragedia descrisse così Nico Sapio. "Era giornalista e radiocronista per vocazione e temperamento. C’era tra lui e quello che faceva un rapporto evidente e naturale che dava smalto e stile ad ogni suo servizio, servizi che erano firmati dal suo leggibilissimo taglio, prima che dal suo nome. Sapeva fare praticamente di tutto come ogni giornalista dovrebbe e la sua voce pacata e pure fervida, nitida e pure ricca di umori, sapeva dare sapore anche alle notizie più anonime, ai fatti più scontati…Ora che lui ci ha lasciali, ci sembra in qualche modo di essere stati traditi, giacché lui può fare a meno di noi, ma noi, lo stiamo scoprendo un po' tutti, non possiamo fare a meno di lui. E ci sembra perfino un po' assurdo che, nel frattempo, tutto continui ad accadere”

Vittorio Di Giacomo e Paolo Rosi sono chiamati a commentare le esequie di tutti i caduti di Brema, sei giorni dopo alla presenza del Presidente del Consiglio Aldo Moro, presenti altre personalità politiche e dirigenti sportivi, ma soprattutto una folla immensa, accorsa per partecipare ad un dolore universale.

A Paolo Rosi l’ingrato compito di dover ricordare il caro collega e i giovani sventurati. Parole tristi, mai di circostanza, come nello stile di Rosi, autentico professore d’italiano. Nel finale della telecronaca, nel momento più triste dell’uscita dei feretri, anche Rosi è vinto da un momento di grande trasporto, la commozione gli serra la gola, allorché legge il contenuto di due biglietti lasciati sul parabrezza di una “sgangherata” utilitaria del nuotatore De Gregorio. La bara che accompagna Nico è portata da Eugenio Danese, Enzo Tortora, Guglielmo Moretti. Alla cerimonia la Delegazione Rai è rappresentata in primis dall’amministratore Granzotto e dal Direttore generale Bernabei.

Con queste parole abbiamo reso omaggio con la partecipazione emotiva che doveva essere necessaria il giusto omaggio a Nico Sapio. Dobbiamo però rivolgere un pensiero anche ai compagni di sventura in quel tragico viaggio: i componenti della squadra azzurra Bruno Bianchi, Amedeo Chimisso, Sergio De Gregorio, Carmen Longo, Luciana Massenzi, Chiaffredo Rora e Daniela Samuele nonché il tecnico Paolo Costoli.  Ognuno ha una propria storia, ma addirittura certe volte il destino sa esprimersi con incurante ironia.
Pare che Luciana Massenzi avesse affermato qualcosa come “Se mi succederà qualcosa mi riconoscerete dall’anello”, nel vedere in Tv una recente sciagura sul Monte Bianco; addirittura il romano De Gregorio aveva scritto appena due giorni prima il tema scolastico “La morte in gioventù”, quasi che il fato volesse prendersi gioco di lui e di tutta la spedizione.

Quei giorni si gareggiò ugualmente in nome di un proponimento (“Lo spettacolo deve continuare”) che per fortuna oggi non si usa quasi più. Una cerimonia a ricordo dei partecipanti e sui blocchi di partenza dei concorrenti un tricolore listato a lutto ed un mazzo di fiori in loro ricordo…. quasi a voler separare nella stessa piscina, la vita e la morte….A scusante degli organizzatori la fattispecie che quel meeting vedeva la partecipazione di tutte le rappresentative da ogni parte del mondo.

Sicuramente più sentiti e meno circostanziali i fiori che furono lasciati a Marassi durante l’incontro Sampdoria-Cagliari nella cabina dove abitualmente trasmetteva il giornalista. L’ultima sua radiocronaca era stata Sampdoria-Juventus, due settimane prima, uno 0-0 che nessuno poteva immaginare fosse il simbolico congedo di Nico Sapio dai radioascoltatori.

Qualche settimana dopo, sull’onda dell’emozione, suscitata dalla sua dipartita, gli viene intolato il
Campanile nuoto, consistente in una serie di incontri itineranti tra le principali rappresentative con la sistematica presenza della Tv per la telecronaca di Giorgio Bonacina, telecronista che seguirà il nuoto fino alla presenza quasi ventennale di Giorgio Martino. Con quella manifestazione il nuoto italiano si risolleva. Per la cronaca il “Trofeo Nico Sapio” va alla città di Roma, trascinata da due atleti scampati alla tragedia perché non selezionati per quelle gare, Daniela Beneck e Pietro Boscaini. Sappiamo però che il destino riserverà a quest’ultimo una sorte egualmente spietata: perirà nel 1973 a ventisei anni in un’escursione subacquea.

Nel 1968 è stato indetto un Premio giornalistico “Nico Sapio” a cura dell’Azienda di soggiorno di Alassio: furono premiati nel 1969 Claudio Savonuzzi, Giorgio Bubba e Cesare Viazzi.

Il Trofeo “Nico Sapio” che attualmente conosciamo è stato invece organizzato meritoriamente dall’UISP di Genova nel 1974, inizialmente come un criterium giovanile, assurgendo poi ad evento particolarmente importante per il calendario natatorio nazionale. Nel 1998 l’organizzazione passò alla Società Genova Nuoto ed il Meeting è assurto a livelli internazionali.

Tra poco varcheremo il mezzo secolo ma il ricordo di quella disgrazia è ancora angoscioso nelle nove famiglie così duramente colpite: per noi che viviamo dall’esterno il loro dramma sono oggi 48 anni senza di loro ma le famiglie direttamente interessate hanno contato mesi, settimane, giorni, ore senza i propri cari. Per questo c’è sempre necessità di stringersi attorno alla famiglia ed ai discendenti di Nico Sapio (nonché a tutte le altre famiglie) così come lo fece la gente strabocchevole in quel giorno piovoso di inizio febbraio a Roma. Il tempo non cancellerà mai il dramma di quel giorno.



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