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mercoledì 25 giugno 2014

Un MaRIO di pensieri - Episodio 04 - Episodio finale: LA DISFATTA

#tuttoilcalcioblog


Prima della lettura, voglio scusarmi con gli amici di tuttoilcalcioblog.it per l’interruzione della collaborazione con il sito per i Mondiali: problemi tecnici mi impediscono di fare il mio lavoro e sarà così fino a ottavi di finale completati (posso postare solo da telefonino) e ringrazio la scuola per cui sono stagista, che mi permette di usare il computer per pubblicare questo articolo a cui tengo particolarmente.

Il 25 giugno di quattro anni fa, su questo sito, mi toccò commentare un’eliminazione prematura della nostra Nazionale. Feci un commento molto duro, forse andando leggermente oltre i termini dell’obiettività, su una squadra e un ct che però erano arrivati alla fine di un ciclo. Un ciclo che ci aveva visti sul tetto del mondo quattro anni prima, quindi un ciclo fruttuoso; si parla, quindi, di giocatori che hanno fatto davvero la storia del nostro calcio.

Quattro anni esatti dopo, mi tocca scrivere ancora di un disastro. Non lo avrei mai detto, né quattro anni fa, né dopo Euro 2012, eppure sono ancora qui a scrivere della seconda eliminazione consecutiva della Nazionale alla prima fase: non accadeva dal 1962 – 1966, quando peraltro si chiuse un ciclo di cinque mondiali con quattro eliminazioni ai gironi e una mancata partecipazione. Insomma, il periodo più nero del nostro calcio, drammaticamente emulato negli ultimi due tornei iridati. E, stavolta, senza attenuanti: il signor Prandelli, che ieri ha avuto il pudore di dimettersi (di Abete neanche parlo: doveva sparire dal calcio almeno dieci anni fa), ha fatto un percorso tremendamente simile a quello di Lippi, sia nel primo biennio sia nel secondo, ma senza né portare a casa un trofeo (a Euro 2012 si saziò dopo la Germania, mentre Lippi avrebbe voluto la Coppa anche uscendo morti dal campo), né senza l’attenuante di una pausa di due anni e di una squadra a fine ciclo. Hai voglia di riempire di colpe Balotelli (su cui faremo un piccolo discorsetto finale): l’ex Cesare nazionale è l’artefice principale di questo disastro da cui, a differenza di quattro anni fa, sarà difficile ripartire.

E’ incredibile la metamorfosi prandelliana e, di conseguenza, della Nazionale, nei due bienni. Nel primo biennio, anche la più insignificante amichevole divertiva, con gli azzurri che bombardavano di conclusioni in porta qualunque avversario (fino alla semifinale europea, ovviamente). E la difesa era una difesa di ferro, anche quando i Chiellini e i Bonucci non erano nel loro momento migliore. Poi è arrivata la disfatta di Kiev, quando perdemmo contro una Nazionale che aveva convinto molto meno di noi (e che quest’anno è naufragata come noi oggi e quattro anni fa): da allora, quel divertente calcio prandelliano non si è più visto, se non a sprazzi e comunque non in questa stagione. Lo dimostrano i numeri: a parte il San Marino e la Fluminense, non si vince un’amichevole seria dal 2-0 in Polonia del 2011, e in questo lasso di tempo sono arrivate le umiliazioni con Haiti e Lussemburgo; dopo la qualificazione anticipata al Mondiale, un solo (sopravvalutato) successo sull’Inghilterra, poi solo pareggi e sconfitte; i gol presi in questo biennio, incredibilmente raddoppiati, forse pure triplicati rispetto ai primi due anni. E i tiri in porta: praticamente solo uno o due a partita: succedeva anche in SudAfrica. Ne deriva un biennio andato meglio di quello 2008-2010, ma solo per una ragione: gli errori sottoporta del Giappone il 19 giugno 2013 in Confederations, altrimenti era pari a quello sudafricano. Se c’è una cosa che a Cesare non è mancata, è la fortuna.

Ma quali sono le reali colpe di Cesare? Molteplici. Le mancate convocazioni di Mattia Destro e Giuseppe Rossi, a favore di uno spento Insigne, sono solo la punta dell’icerberg, il culmine di un biennio dove Prandelli ha sbagliato tutto, a partire dall’applicazione del codice etico, che ha finito per creare perplessità e complottismo nella tifoseria azzurra che, quattro anni fa, si era distaccata dalla Nazionale per molto meno. E che ha sicuramente creato scompensi nel gruppo, a partire dal diverso trattamento di Criscito e Bonucci prima di Euro 2012, passando per i casi, mal gestiti, di Balotelli, De Rossi, Destro, Chiellini: quattro casi, due pesi e due misure. E quel commissario tecnico inattaccabile del primo biennio, è diventato nuovamente oggetto a critica di parzialità, da cui non si è mai saputo difendere neanche a parole: come comunicazione, il peggior ct della nostra storia per distacco. Dalle dichiarazioni sul ritiro della squadra dall’Europeo a quelle ironiche sui tweet anti-codice etico, ogni volta che ha aperto bocca ha peggiorato la sua reputazione, poi completamente rovinata dal campo: squadra senza gioco, senza idee, che fa appello ad un (meraviglioso) veterano che, da solo, non può far niente. E’ inutile cercare spunti se i terzini non si muovono, se Balotelli resta fermo, se il movimento è pari a zero: bisogna a questo punto sperare nella solita maledetta, ma se non attacchi non guadagni neanche le punizioni, caro Cesare. Si sarebbe potuto portare Mattia Destro, ma niente… Quindi meglio Insigne, anche se poi gioca solo mezz’ora, e male, e comunque mai con Verratti e Immobile, quest’ultimo mai in condizione di incidere. E la difesa ha continuato a subire palle gol con straordinaria facilità, e poco importa se hai Buffon tra i pali, se poi Chiellini rischia rigori a gogò e Bonucci si perde Godin… Cesare, due anni fa, riuscì a by-passare (sempre fino alla semifinale, è bene ricordarselo) le pecche difensive. In questo biennio, mai. Perché? Perché tanti passi avanti e poi altrettanti indietro? Perché questo cullarsi sugli allori? Non era forse il Brasile il vero obiettivo della Nazionale, dopo il naufragio sudafricano?

Queste le colpe di Cesare. Ora andiamo a quelle dei giocatori. Per loro non vale il discorso dell’intero biennio fatte con Prandelli; per loro, ma soprattutto per qualcuno di loro, preferisco circoscrivermi al solo Mondiale. Ieri Buffon e De Rossi hanno attaccato, neanche troppo implicitamente, Balotelli. Sì, ok, ma occhio a fare lo scaricabarile, anche se sicuramente (per me ex) SuperMario era la stella, era alla prova del nove in questo torneo. Doveva diventare un grandissimo campione, invece si è avverata la profezia di Mourihno nel 2009: sono passati cinque anni e ancora ci chiediamo quando crescerà! E dopo ieri sarà difficile, per lui, tornare nel gruppo azzurro. Come, probabilmente, non ci tornerà più Cassano. Ma in questa Nazionale ci sono anche i Chiellini e i Bonucci, e, carattere a parte, per loro il discorso non è tanto diverso da quello di Balotelli, anzi è anche peggio, perché, a differenza dell’ex City, vincono, e tanto, in Italia. Ma su di loro si abbattono sempre quelle velenose critiche (anche del sottoscritto, a volte), che tendono a sottolineare alcuni atteggiamenti in campo (tattici e, nel caso di Giorgio, tecnici e comportamentali), mettendone in discussione la reale consistenza dei loro successi. Se Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci e Mario Balotelli si fossero chiamati Fabio Cannavaro, Marco Materazzi e Francesco Totti, avrebbero detto: “ora zittiamo le critiche di quei provinciali degli italiani, facciamo vedere che valiamo veramente cento, andiamo a vincere”. O quantomeno a fare bella figura. Invece abbiamo visto un Chiellini sbagliare di tutto, rischiare rigori, perdersi Ruiz e lamentarsi poi degli arbitraggi (unico tra gli azzurri a farlo ieri: soprassediamo…). Bonucci si è giocato il posto fin dal Lussemburgo e ieri pensava alla bellissima fidanzata mentre Godin infilava il gol-qualificazione dell’Uruguay. Balotelli ha fatto il Balotelli: poca luce, tantissimo buio. Probabilmente sarà l’unico a pagare, con Cassano, per questa brutta figura, ma l’assenza di voglia di rivalsa positiva per tutti e tre i giocatori è inaccettabile: i loro detrattori, ora, hanno un grandissimo alibi…

Personalmente, metto nell’occhio del ciclone anche De Rossi, che nel secondo tempo con il Costa Rica si è perso, anche lui, nella mediocrità azzurra: è un calciatore, purtroppo, che funziona bene solo quando funziona bene il gruppo, come palesa anche alla Roma. Scaricare il barile non va bene: bisogna guardare anche nel proprio orticello, ogni tanto… Sul resto dei calciatori poco da dire, con Marchisio costantemente messo fuori ruolo da Cesare, come facevano a suo tempo Delneri e Ferrara alla Juventus, ma che comunque ci ha messo cuore e anima e che ieri è stato ingiustamente espulso (ma non abbiamo perso per quello, cari Cesare e Giorgio). Pirlo ha fatto il Pirlo, come accennavamo poc’anzi, ma nella solitudine più nera, cosa vuoi combinare? Scartare tutti alla Maradona? Andrea ci mancherà: ieri ha dato l’addio a 21 dei 22 compagni di disavventura (Balotelli, anche lì, si è fatto riconoscere). Uno dei più grandi centrocampisti del nostro calcio ci lascia: chapeau.

Nel suo ruolo, c’è già il futuro: Marco Verratti. Unica nota positiva di questo Mondiale grigio. Da cui sarà difficile riprendersi, stavolta. Probabilmente andremo a Euro 2016 solo perché la nuova formula garantisce otto qualificati in più... Chiunque prende il posto di Cesare, sa che non solo dovrà sudare, ma dovrà capire che il piano sarà quadriennale e non biennale. L’errore che ha commesso Prandelli due anni fa, quando pensò che andava bene così, iniziando a cullarsi sugli allori nei due anni successivi. Un risultato, quello di Euro 2012, che ci ha fatto più male che bene. E con la beffa di aver perso malissimo la finale: la parabola discendente prandelliana è incominciata proprio lì.

Finisco questo articolo con una dedica non da me: non amo la retorica, però mi piace l’idea di dedicare questo post allo scomparso Ciro. Forse non era proprio un innocente in quella maledetta sera del 3 maggio (le cose si dicono come stanno: non passava di lì per caso), però da oggi è un simbolo, di un calcio italiano allo sbando, ostaggio di violenti e dei soliti potenti. E questo calcio italiano, va lo stesso abbraccio che dedichiamo alla famiglia del povero ragazzo. Con la differenza, non da poco, che nessuno restituirà a loro Ciro. Che i colpevoli, ma proprio tutti, paghino. E che sia lo spunto per un cambiamento nel sistema (non solo calcistico) italiano che, però, probabilmente non arriverà neanche stavolta.


Grazie a tutti e chiedo scusa per il mio forfait Mondiale, che purtroppo non dipende dal sottoscritto. Un ringraziamento a Raibobo per avermi comunque permesso di giocarmi, anche se in maniera “monca” quanto gli azzurri, il mio secondo Mondiale su questo meraviglioso blog.


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