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venerdì 17 maggio 2013

Dietro il microfono: intervista a Fabrizio Cappella

di Massimo Raibobo Verona
L'intervista di questa settimana è ad uno delle voci più giovani di Tutto il calcio.
Stiamo parlando di Fabrizio Cappella, inviato soprattutto per la Serie B, che ha gentilemente accettato di rispondere alle nostre curiose domande.

Esordio a Tutto il calcio.
Il mio esordio a Tutto il calcio è abbastanza recente, la prima partita che ho raccontato è stata Juve Stabia - Brescia del 2011, finì 1-0 per il Brescia. Fu un esordio non semplice, perché durante quella prima radiocronaca dovetti preparare anche il mio primo collegamento per 90esimo minuto, effettuato dallo stadio Menti al termine della partita. Il debutto a Tutto il calcio e Novantesimo in un solo giorno! Credo sia il sogno di chiunque da bambino abbia desiderato fare questo mestiere.

Un suo ricordo di Alfredo Provenzali.
Ho avuto una sola volta la fortuna di essere su uno dei campi collegati, con Provenzali a condurre dallo studio centrale. E' successo l'anno scorso. Quel giorno non sapevo ci fosse lui: da quando avevo iniziato a collaborare con Tutto il calcio il conduttore era sempre stato Filippo Corsini, che fin dall'inizio ha sempre mostrato una grande disponibilità nei miei confronti, anche con suggerimenti "al volo" tra un collegamento e l'altro, mettendomi quindi subito a mio agio. Quel giorno, invece, dopo la storica sigla (che già di per sé regala una bella scarica di adrenalina) parte la voce di Provenzali che presenta la giornata e dà il via ai collegamenti. Beh, devo dire che quando ha pronunciato il mio nome, l'emozione è stata davvero forte!

La sua carriera in Rai?
Ho avuto il mio primo contratto a tempo determinato in Rai nel 2000, in quel periodo seguivo il Napoli con collaborazioni fisse per Repubblica e per Studio Sport e Controcampo, ma non avevo contratti stabili. Era il periodo delle sostituzioni estive e c'era bisogno di qualcuno allo sport: fu il collega Gianfranco Coppola a segnalare il mio nome all'allora caporedattore Blasi, e spero che nel frattempo non se ne sia pentito. Dopo la classica interminabile trafila di precariato, l'assunzione definitiva è arrivata nel 2010.

La sua voce è legata alla Serie B e ai match in Campania? Lavora per la testata regionale? Come segue lo sport?

Sono un redattore della Tgr, dunque i miei "confini" in ambito professionale sono quelli della Campania. Per la radio, grazie a Riccardo Cucchi che continua a ritenermi adatto a questo scopo, seguo le squadre campane in serie B per Tutto il calcio (l'anno scorso Juve Stabia e Nocerina, quest'anno solo i gialloblu), ma ho avuto anche la fortuna di raccontare alcune partite del Napoli al San Paolo, facendo da seconda voce a Gianfranco Coppola, Francesco Repice e Carlo Verna. Nel quotidiano, seguo lo sport, e in particolare le vicende del Napoli, per il nostro tg regionale e per i notiziari di Raisport, che di solito chiedono almeno un servizio al giorno sugli azzurri.


Noi siamo dei cacciatori di aneddoti. Avrebbe qualche storia particolare da raccontarci relativamente al suo ruolo di radiocronista?
C’è un episodio che mi è capitato parecchi anni fa, quando ancora non lavoravo per la Rai. Seguivo il Napoli in trasferta, a Firenze, per una radio privata che si collegava con gli stadi dove giocavano le formazioni campane: era una partita importante perché avrebbe potuto condannare gli azzurri alla retrocessione, come poi in effetti accadde. La partita era alle 16, ero partito da Napoli in auto con un collega la domenica mattina presto, ma lungo la strada avemmo una serie di disavventure che ci fecero accumulare un ritardo imbarazzante. Riuscimmo ad entrare al Franchi solo al 20’ del primo tempo e io, fino a quel momento, feci i miei collegamenti alla cieca, raccontando una partita che in realtà non stavo assolutamente guardando. Per fortuna i collegamenti duravano al massimo un minuto e, soprattutto, il risultato rimase sullo 0-0 per tutto il primo tempo.


Tra i nomi che hanno fatto la storia di Tic e non, a chi si è ispirato nel corso della sua crescita?
Da ascoltatore di Tutto il calcio, il mio radiocronista preferito è sempre stato Sandro Ciotti, ma non posso certo dire di ispirarmi a lui perché parliamo di un modello inarrivabile. Diciamo che per migliorare cerco di rubare qualche segreto ai colleghi più esperti con i quali mi trovo a lavorare fianco a fianco, cercando di mantenere un mio stile personale.

Se le chiedo di ricordare voci storiche provenienti da quella regione?
L’esponente più autorevole della redazione campana nel pool di radiocronisti, e non solo di tutto il calcio, è sicuramente Carlo Verna. Ha seguito una serie interminabile di olimpiadi e mondiali di nuoto e pallanuoto, l'anno scorso ha vinto anche il premio Coni-Ussi come miglior radiocronista sportivo e considerato che è a Radio Rai da oltre un quarto di secolo credo lo si possa definire tranquillamente una voce storica.

Cosa cambia nella modalità di lavoro di un radiocronista "regionale"?
La differenza sostanzialmente è nell'impegno che precede e segue la diretta radio: non di rado, con la partita di serie B in programma il sabato alle 15, capita di dover passare in redazione la mattina per confezionare un servizio per il giornale radio regionale e per il tg delle 14. Poi, al termine della partita, ci sono le interviste da realizzare sempre per il tg regionale e alla fine si torna in sede a montare il servizio sulla partita per il tg delle 19.30 e, qualche volta, anche per 90esimo minuto.

Cambierebbe qualcosa nella struttura della trasmissione?
Direi proprio di no, Tutto il calcio è una trasmissione che ha resistito negli anni all'urto delle pay tv e delle radiocronache delle private proprio grazie alla sua formula, che non a caso è stata ripresa in versione televisiva proprio dalle pay per view.


Se le chiedessero di cominciare a girare l'Italia per radio Rai?
Ne sarei onorato, compatibilmente con le esigenze della redazione regionale ovviamente.


Se le chiedo due parole sul Napoli?
Il momento non è dei migliori, il calo complessivo della squadra è evidente e in questo secondo me sta incidendo la mancanza di chiarezza sul futuro di Mazzarri. Mi aspettavo di più sinceramente, ero convinto che questo fosse l'anno buono quanto meno per lottare fino all'ultima giornata con la Juve per lo scudetto, ma devo ammettere di essermi sbagliato.


E sulla Juve Stabia?
La posizione attuale della squadra rispecchia il valore della rosa, qualche rimpianto però c'è perché senza qualche passaggio a vuoto di troppo, soprattutto in casa, un pensierino ai play off lo si poteva fare. Alla fine, però, anche la salvezza e dunque il terzo anno di seguito in serie B saranno un risultato di tutto rispetto.

Si sono affacciate tante squadre campane in A e B nell'ultimo decennio ma con destini alterni ma sempre difficoltosi (Napoli compreso). E' così difficile fare calcio in quella regione?
Nel calcio moderno, per restare a lungo ad alti livelli, non bastano più la passione e le competenze, ma servono anche doti imprenditoriali. In questo, la Campania calcistica rispecchia fedelmente quello che accade nella vita di tutti i giorni: gli imprenditori di alto profilo si contano sulle dita di una mano e in pochi decidono di investire nel calcio. Non a caso, il Napoli è tornato stabilmente nel grande calcio solo con l'avvento di De Laurentiis. Ma questo è un problema che riguarda anche gli altri sport, non solo il calcio: basti pensare al basket, con una squadra – il Basket Napoli – che nel 2006 vinceva la Coppa Italia e negli anni seguenti è fallita e rinata altre tre volte, per poi sparire definitivamente.


Il calcio italiano è in crisi? Che futuro vede a livello di club e nazionali?
14. Se guardiamo ai risultati, a livello di nazionale questo momento storico non è poi così negativo: siamo vicecampioni d'Europa alle spalle di una squadra stellare come la Spagna di questi ultimi anni. Se ci soffermiamo sui club, il discorso cambia. E' indubbio che dal punto di vista tecnico il campionato si sia impoverito: il numero di top player rimasti in serie A si è ridotto drasticamente e non credo che le cose cambieranno a breve. Però confido nell'applicazione concreta del fair play finanziario, perché in quel caso si tornerebbe a competere ad armi pari con le altre nazioni, o quasi.

Domandone finale: che squadra tifa?
Parlare di tifo è eccessivo, perché ritengo che per sua natura il tifoso abbia il diritto di valutare ciò che riguarda la sua squadra con il cuore e dunque anche al di là della ragione. A un giornalista sportivo, a mio giudizio, questo non è concesso. Questo non vuol dire che non abbia simpatie calcistiche, in particolare per il Napoli, ma non avrei neanche motivo di nasconderle, perché per fortuna fin dagli inizi della mia carriera mi è sempre stata riconosciuta la capacità di analizzare in maniera imparziale gli eventi che raccontavo.

Ringraziamo Fabrizio Cappella e ci risentiamo fra sette giorni

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