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mercoledì 10 novembre 2010

Un passo nella storia - Episodio 36

di Roberto Pelucchi
Questa puntata è dedicata a Carlo Nesti, per molti anni voce di Tutto il calcio, soprattutto da Torino. Vi propongo due articoli di Luciano Borghesan usciti sulla Stampa il 23 e 24 settembre 2003 quando Nesti venne tolto dalle telecronache dall'allora direttore di Rai Sport Paolo Francia.


Dalla Juventus al Rivoli, da cinque campionati del mondo ai dilettanti: è capitato anche agli assi di finire sui campi di periferia, ma per raggiunti limiti di età e, comunque, per scelta, prima di appendere le scarpe al chiodo. Non è il caso di Carlo Nesti, 48 anni, da 24 in Rai. Lui ha dovuto rinunciare alle telecronache, alla Nazionale e alla serie A perché non lavora a Roma o a Milano, pur se i bravi Bizzotto e Gobbo hanno sede a Bolzano e ad Aosta.
Possibile, Nesti, che un giornalista Rai per seguire la Juve o il Toro per programmi nazionali non debba vivere a Torino?
«Mi è stato chiesto il trasferimento. Da un anno ho questo problema. Io ho cercato di spiegare che questo ha senso per condurre trasmissioni, visto che gli studi sono prevalentemente a Roma e a Milano. Per le telecronache o anche per "Novantesimo minuto" non ha senso. Spesso è più comodo partire da Torino che non da Roma o Milano, per non dire da Aosta e Bolzano».
Che idea ti sei fatto della tua emarginazione?
«Che in Rai contano sempre di più altre logiche: la professionalità è passata in secondo piano causa la ricerca di equilibri». Equilibri geopolitici? «Trovo assurdo che valutazioni di tipo logistico abbiano il sopravvento su quelle professionali. In questa battaglia, fortunatamente, mi sono vicine istituzioni locali e politici di ambedue gli schieramenti».
Vuoi dire che pesano più altre sedi?
«Io ho vissuto in silenzio un'amarezza indicibile per questa situazione, risorse sprecate, spese moltiplicate, ingiustizie, ma comincio a capire che, davvero, è Torino, il territorio nel suo insieme, a pagare il costo più alto. Non certo perché io non vado in video, ma perché sul Piemonte si stanno spegnendo i riflettori e questo mentre la regione sta dando segni di vitalità, vuole reagire alla crisi della Fiat, dell'industria».
Fai qualche esempio?
«La Rai in città ha ridotto produzioni, la radio sta morendo. Per le occasioni nazionali arrivano i big, la redazione piemontese è relegata al tg regionale e in fasce orarie sacrificate con Leonardo e Ambiente Italia, trasmissioni nazionali fatte benissimo. Per i funerali dell'avvocato Agnelli non è stato utilizzato nessun telecronista piemontese per affiancare gli inviati romani, e il collegamento è stato chiuso prima che la cerimonia si concludesse. Scusate il confronto, ma per il compianto Alberto Sordi si è andati avanti per ore. Bene. Il torto è stato fatto per il commiato con il più importante industriale del nostro Paese».
Il ministro Frattini ha chiesto più Rai per gli sport invernali, temi che anche le Olimpiadi finiscano negli incarichi dì palazzo?
«Non me la sento di rispondere. Dico solo che senza nulla togliere alle capacità dei colleghi e, tornando allo sport, il decentramento dovrebbe tenere conto che in questa regione c'è la Juventus, la fidanzata d'Italia, c'è il Toro con la sua grande storia, ci sono radici che portano ai successi della Ferrari. E allora come si fa ad avere una redazione di due sole persone per di più non riconosciute da RaiSport, il settore che segue lo sport nazionale?».
Ora hai la solidarietà delle istituzioni. Questo ti risolleva un po' il morale?
«Ringrazio tutti per la solidarietà, anche la gente che mi saluta per strada e mi chiede come mai. Spero in un risultato complessivo per il Piemonte, lo sarebbe anche per Mamma Rai di cui vorrei restare figlio fino all'ultimo giorno di lavoro».
Piangi come le annunciatrici?
«Le ho capite. La mia prima radiocronaca l'ho fatta con un Geloso, avevo dieci anni, mi chiusi in bagno e per mezz'ora raccontai un Milan-Modena immaginario, giocavano Rivera, Maldini, Altafini contro Cinesinho e Brulls, Ad Alassio, con gli amici, descrivevo le gesta di Gimondi e Merckx spingendo le biglie sul circuito di sabbia. Mi addormentavo con la voce di Carosio, Sì, a modo mio, piango anch'io».

Il caso di Carlo Nesti, il telecronista Rai passato dalla Nazionale ai tornei dei dilettanti, è uno dei tanti esempi che si possono fare per descrivere la lontananza della Rai romana da Torino. Altri casi li ricorda il regista Massimo Scaglione, che presiede il Comitato a difesa del palazzo della radio e che ha trascorso l'intera vita lavorativa negli studi di via Verdi. Le storie di dequalificazione professionale, racconta, sono pesanti, ma preoccupa di più il continuo impoverimento produttivo e di ruolo delle sedi piemontesi. In vista delle Olimpiadi 2006 e in presenza di appelli autorevoli, a partire da quello del ministro Frattini, non è stata ancora allertata la redazione torinese per avvenimenti e sport invernali. A maggio, la presidente Annunziata ascoltò le proposte di enti locali, sindacati, operatori, ma il direttore generale Flavio Cattaneo non ha dato, sinora, risposte. Mamma Rai rischia di diventare matrigna. La vicenda di Nesti è emblematica. Come ci vedono da Roma? Paolo Francia, direttore di Rai Sport, dice che la scelta di non utilizzare Carlo Nesti per le partite che si giocano a Torino è «tecnica»: la fa Ignazio Scardina, caporedattore del settore calcio. «Propone lui la griglia. Io avallo le sue decisioni. L'unica di mia competenza riguarda l'aver fatto due nuovi telecronisti, Cerqueti e Bizzotto: perché sono molto, molto, molto, ma molto più bravi di Nesti». Ma perché a Nesti si chiede il trasferimento a Roma o a Milano per far parte di Rai Sport mentre altri possono seguire il calcio nazionale dalle proprie redazioni regionali? «L'hanno scritto nel contratto. Io sono contrario, ma devo rispettare i diritti acquisiti». A Torino ci saranno le Olimpiadi. Il ministro Franco Frattini ha chiesto più impegno della Rai per gli sport invernali. Francia risponde che manderà degli inviati per seguire i Giochi, giornalisti da Roma, come quelli che hanno seguito la partita di domenica sera al Delle Alpi: «Io ho trovato un'organizzazione aziendale, un pool sportivo. Se dovessi dare l'ok per Torino, avrei le proteste di Napoli, di Palermo, di tutte le sedi». Sulla scelta di far seguire Juve-Roma da inviati dalla capitale, Ignazio Scardina precisa: «Ho trenta redattori, di cui dieci inviati, cerco di far lavorare tutti. Nesti lo sa. Domenica lui seguirà Milan-Lecce per Novantesimo minuto e farà la telecronaca per l'America, Francesco Marino (ndr, della redazione sportiva torinese) seguirà Torino-Palermo in collegamento con Sport Sera e si occuperà anche della Juventus». Non sarebbe meglio tenere la direzione e la conduzione a Roma e a Milano, ma per le gare utilizzare i giornalisti sportivi delle diverse sedi? Ancora Scardina: «Siamo strutturati così da tempo. Mi sono battuto per avere Nesti e Paganini in Rai Sport lasciandoli rispettivamente a Torino e a Genova». Nesti apprende la notizia dell'incarico di domenica, non vuole polemizzare, ma alle considerazioni fatte dal capo sul suo conto replica: «Rispetto il giudizio del direttore, a me in questo momento basta e avanza la stima della gente. Per di più il fatto che da entrambi gli schieramenti politici arrivi un consenso sulla mia vicenda e sul caso-Torino fa sì che non si debba aggiungere altro». Intanto all'interrogazione del deputato Osvaldo Napoli (Forza Italia) si aggiunge quella dell'on. Giorgio Merlo (Margherita) al ministro Gasparri per «conoscere quali iniziative intende intraprendere per evitare un'ulteriore perdita di credibilità del servizio pubblico». «La redazione sportiva del Piemonte - aggiunge -, regione ad alta densità sportiva e sede delle prossime olimpiadi invernali, è stata volutamente mortificata con la presenza di appena due giornalisti, con scelte logistiche ed editoriali da parte della testata sempre più autolesionistiche, legate agli umori del momento e non ad una strategia di rilancio del servizio pubblico nel settore sportivo». Merlo ha scritto anche al presidente della Commissione di vigilanza, Claudio Petruccioli, perché «venga convocato a San Macuto il direttore di Rai Sport, Paolo Francia». Oggi sentiranno Annunziata e Cattaneo. Forse, si parlerà di Torino.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse se il bravo Carlo Nesti fosse rimasto alla radio, invece di trasferirsi alla Tv, le cose non sarebbero andate così....
Gaetano da Lecce

Fabio Stellato ha detto...

La redazione sportiva del piemonte è ancora tutt'oggi meessa un po da parte.....il solo Francesco Marino è presente negli appuntamenti televisivi mentre alla radio non c'è nessun giornalista della sede piemontese che partecipa a "Tutto il calcio"...con ben 3 squadre piemontesi impegnate tra serie A e B

Anonimo ha detto...

Stesso discorso si può fare per l'emilia romagna. La segue Monaco che fa capo alla redazione abruzzese e se il direttore della tgr si alzasse una mattina e dicesse "tu non vai più fuori regione"?

Ale

Anonimo ha detto...

Marino però è anche conduttore del TGR Piemonte, quindi probabilmente non ha la qualifica di inviato. In genere i giornalisti sportivi delle sedi regionali devono occuparsi anche d'altro. Con la qualifica di inviato in qualche modo ci si affranca, come Tarcisio Mazzeo in Liguria, Monaco in Abruzzo etc. etc.

Claudio

Fabio Stellato ha detto...

Ma io nn volevo Marino come inviato fuori regione...ma come voce da Torino o Novara ci puo stare....anche Verna ha condotto per anni il TG campania, Coppola lo conduce tutt'ora, Del Vecchio ha condotto tgpuglia, Busato il tg veneto, Martellini il tgRomagna ecc...

Anonimo ha detto...

Raffa il tg Calabria

Anonimo ha detto...

Ormai Raisport utilizza solo i suoi, iniziò a farlo Bartoletti che "fece fuori" De Cleva. Per la radio è diverso, perché il numero di inviati è molto più limitato.

Quanto a Raffa: ormai da anni lavora a Roma!!!!!!

Claudio

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