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Il Palinsesto sportivo di Radio1Rai

GIOVEDI 18 APRILE 2024
Radio1Rai
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mercoledì 8 settembre 2010

Un passo nella storia - Episodio 27

Aldo Grasso è un critico televisivo molto conosciuto. Sempre molto graffiante, non ne lascia cadere una, come si suol dire. Scavando negli archivi della Rcs ho visto che sul Corriere della Sera si è occupato spesso di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Vi propongo alcuni dei suoi commenti, tutti molto piccanti, e lascio a voi ogni tipo di giudizio. 
Roberto Pelucchi

3 aprile 1995
Sorpresa, si può fare a meno di “Tutto il calcio”
Ieri 2 aprile è crollata la leggenda di "Tutto il calcio minuto per minuto"; dalle macerie, si poteva udire la voce di Daniele Piombi che trasmetteva a reti unificate e soltanto il ridicolo della situazione mitigava l'infinita tristezza. La favola di "Tutto il calcio" è finita perché, come insegnano le più moderne teorie dei media, è franata l'impalcatura che lo reggeva e rendeva esclusivo il suo spazio d'azione. Vale perciò la pena di ricostruire i fatti. Uno sciopero proclamato dai giornalisti della radio ha spento i microfoni di Ciotti e C. Un tempo, una domenica pomeriggio così sarebbe stata insopportabile; bisognava interpretare segnali di fumo, attendere con trepidazione la sera. Ora tutto è differente: il buco lasciato da "Tutto il calcio" viene colmato in un istante. Cominciano "Quelli che il calcio", e il gesto potrebbe persino sembrare indelicato visto il rapporto che lega le due trasmissioni. Continui aggiornamenti, abbondanza di inquadrature dagli stadi, schedina ripetuta a ogni piè sospinto. Non si sente la mancanza della radio; anzi lo spettatore più avvertito riesce a immaginare in che modo il prossimo anno la Tv fagociterà la radio. Proseguono poi le Tv commerciali che largheggiano in commenti e in radiocronache "selvagge", fatte cioè dai "colleghi della carta stampata" in servizio allo stadio per conto del loro giornale. Siccome da studio è possibile catturare le immagini che navigano in bassa frequenza, ogni informazione è in tempo reale. Completano infine l'opera le radio commerciali che si giovano della circostanza per intercettare nuovi ascoltatori e collegarsi gioiosamente con gli stadi, offrendo cronache in diretta e interviste a tambur battente. A questo punto non si capisce perché la Rai paghi una cifra folle alla Lega per un'esclusiva che esclusiva non è. Una parte del monopolio è sottratto dalle partite criptate di Telepiù , un'altra è sgraffignata sia dall'intraprendenza delle radio e delle Tv commerciali sia dall'inarrestabile procedere delle nuove tecnologie. Dunque a "Tutto il calcio" viene a mancare la terra da sotto il piedi: la sua unicità consisteva nel fatto che nessuno poteva od osava violare il territorio, garantito da accordi con gli organismi dirigenti del calcio. Nell'epoca di Internet, ci sono confini mediologici non più difendibili e aperti a ogni scorreria. Così anche il valore simbolico di uno sciopero si azzera irrimediabilmente. In un mio articolo di qualche anno fa, "La Domenica Sportiva ha preso un ricostituente", avevo formulato espressioni infelici e un accostamento improprio nei riguardi di Sandro Ciotti. La giornata triste di "Tutto il calcio" rappresenta un'occasione per scusarmi. Volevo prendermela con Anconetani, "soggetto dalla reputazione discutibile", e nella foga avevo coinvolto il conduttore. Che buoni rapporti con quei soggetti non ne ha mai avuti. Gli confermo la mia stima incondizionata.
18 maggio 1999
"Tutto il calcio", la radio perde le emozioni
La constatazione mi amareggia e mi rende malinconico, ma è così. Da testimone auricolare, credo che "Tutto il calcio minuto per minuto", il popolare programma sportivo di Radiouno, pilastro della radiofonia, sia messo male e sopravviva in stato catatonico. Una volta, il dì di festa, la gente camminava per strada fiera del proprio transistor e lo "scusa Ciotti, scusa Ameri" era lessico comune. Ora è archeologia, e "Tutto il calcio" pare una citazione di "Quelli che il calcio". Nemmeno la grande voce di Alfredo Provenzali sa risvegliare emozioni perdute; figuriamoci quella di giovani cantori della domenica! Che il medium grande mangi il medium piccolo è normale, fa parte della catena alimentare della comunicazione; ma le cause della consunzione del programma sono altre. Quando "Tutto il calcio" era forte anche i suoi cronisti erano forti e persino sopravvalutati (alcuni di loro campano ancora, chi come consunto commentatore, chi come incresciosa macchietta); per una legge del contrappasso, ora che "Tutto il calcio" è marginale, le sue voci sembrano modeste e incupite, come se i giochi avvenissero senza la loro certificazione fonica. La trasmissione ha fatto poco, molto poco, per rinnovarsi e soffre della generale crisi in cui sono caduti i servizi sportivi Rai, incerti se seguire la strada Galeazzi o inseguire i fantasmi del passato. La proliferazione di radio e Tv locali ha frammentato l'ascolto, rubando i tifosi più accaniti, che bramano seguire solo la loro squadra. Inoltre, molti programmi tv sono, di fatto, radio illustrata: ecco perché "Tutto il calcio", non più giovane, ma nemmeno tanto vecchio, sembra vecchio quanto basta per gli incentivi alla pensione. Adieu.
1 maggio 2000
“Tutto il calcio” sul video diventa laico
Certo, per chi ama il calcio, l'emozione è davvero ineguagliabile: dopo pochi secondi, è possibile vedere i gol con cui Cammarata ha piegato la Juve o la deviazione di Ambrosini che ha permesso al Milan di battere il Piacenza o la deliziosa punizione di Ferrante che ha riacceso un filo di speranza per il Torino. Una quasi-diretta che rende più vivide le ultime giornate di campionato, da quando, per regolamento, non ci possono più essere posticipi. Così Tele+ e Stream hanno ripreso il vecchio schema di «Tutto il calcio minuto per minuto» per offrire una domenica pomeriggio al cardiopalma. Ma il paragone con la gloriosa rubrica radiofonica, che purtroppo sta vivendo momenti di grande appannamento, finisce qui. «Tutto il calcio» era una trasmissione «magica», una grande liturgia della comunicazione; l'offerta di Tele+ e di Stream è invece un rito laico, freddo, iper-tecnico. Ma non solo: le vere discrepanze sono altre e riguardano l' essenza stessa delle cerimonie mediatiche. «Tutto il calcio» era un programma che univa l' Italia, nella sostanza e nell' immaginazione; la tv a pagamento divide e si divide: è riservata agli abbonati e ogni rete ha giurisdizione solo su una metà del campionato. Ma, soprattutto, «Tutto il calcio» era un grande racconto popolare che sapeva infiammarsi in «minuti» di intensità ineguagliabile. La tv a pagamento non racconta, mostra. Mostra lo stadio San Nicola, poi lo stadio Sant' Elia, poi ancora lo stadio Renato Curi. Certifica, con il distacco di un notaio, che c' è stato un gol. E infatti il campo centrale è scelto in base a clausole contrattuali e non a leggi drammaturgiche; tutta qui la differenza. Ma è una diversità di stile, di genere, di aggregazione sociale. La diversità fra il giorno e la notte.
13 novembre 2000
I gol in diretta sbiadiscono il mito di “Tutto il calcio”
C'è uno spot molto malinconico che si affaccia sulle reti Rai: segnala allo spettatore che esiste ancora «Tutto il calcio minuto per minuto», una delle più gloriose trasmissioni della storia della radio italiana. Lo spot è triste perché «Tutto il calcio» non ha mai avuto bisogno di sostegni reclamistici ma adesso, forse, ha fatto il suo tempo; è prezioso solo quando si è in auto. In tutte le regioni, un numero incredibile di tv locali propone la versione video di «Tutto il calcio», con il racconto e il commento delle principali partite. Ma dall'inizio del campionato su Tele+ c'è anche «Diretta gol»: la differenza «mediatica» è che ora i gol non vengono più raccontati, si vedono dal vivo, con buon tempismo, con replay immediati. Ieri abbiamo visto il rigore dell'Inter sbagliato da Blanc, il gol del Napoli di Amoruso, il gol del Lecce, quello di Cruz per il Bologna, quello del brasiliano Leandro, quello del milanista Bierhoff. Il cartellone di Tele+ offriva infatti Bari-Milan, Bologna-Fiorentina, Inter-Lecce, Perugia-Napoli, Vicenza-Verona. Intanto Stream proponeva in diretta Roma-Reggina con il rigore di Totti, il pareggio di Bogdani, il nuovo gol di Montella. Nell'intervallo e al termine sono stati mostrati persino alcuni gol della serie B. C'è ancora bisogno della spenta leziosità di Fabrizio Maffei? È chiaro che con queste dirette cambia in modo totale la fruizione domenicale del calcio e a patirne più di tutti è proprio la Rai che con «Quelli che il calcio» e «90° minuto» aveva capitalizzato il pubblico degli appassionati di calcio. Il futuro è inesorabile: se le tv a pagamento vorranno sopravvivere dovranno sottrarre alle tv generaliste tutto il calcio possibile. Ecco perché è necessario rivedere contratti e progetti, ecco perché molti miti stanno sbiadendo, con la presunzione però di essere sempre dominanti.
18 ottobre 2004
Diretta gol Povera radio
Domenica pomeriggio malinconica, senza «Tutto il calcio minuto per minuto». Un modo di dire, un po' retorico, un po' automatico. Se devo essere sincero, «Tutto il calcio» lo ascolto ormai soltanto quando sono in macchina, come molti altri. Ieri ho seguito «Diretta gol» su Sky: schiacciando il tasto verde si vedono sullo schermo tutte le partite, si vede cioè tutto il calcio secondo per secondo. Quando Adriano, dopo il primo siluro, è partito dalla sua metà campo è bastato schiacciare un tasto per assistere a pieno schermo a una delle azioni più esaltanti viste negli ultimi tempi. È la tv bellezza! Per il rispetto e il bene che si devono alla radio (per quel che mi riguarda ho amato la radio più di quanto la radio abbia amato me) è necessario fare qualche considerazione. È vero, per quel che riguarda RadioRai, che l'azienda sta trascurando non poco il mezzo (investimenti, uomini, tecnologia, credibilità) ma è anche vero che, nel caso specifico, la radio non è più il medium egemone, come lo è stato in passato. Trent'anni fa «Tutto il calcio» era una cerimonia imperdibile, meravigliosa, emozionante perché eravamo più giovani, più poveri, più ingenui. Ma lo era anche perché la radio occupava un posto importante, al centro della scena calcistica. «Tutto il calcio» ha fatto grandi cronisti che forse non meritavano tanta popolarità (fortunati loro che la vita li ha fatti salire sul tram giusto). Anni dopo, qualcosa del genere è capitato con «90° minuto»: in quel frangente la trasmissione della domenica pomeriggio era l'appuntamento più importante e funzionava nonostante molti corrispondenti non fossero all'altezza della situazione: si parlava di teatrino, tanta era la sgangheratezza. Lunga vita alla radio ma alcuni programmi andrebbero anche ripensati, non si può vivere di soli ricordi.
4 febbraio 2005
Tutto il calcio: non si vive di soli ricordi
Bene, adesso siamo più tranquilli. Il direttore della Rai Flavio Cattaneo, fatto davvero inconsueto, è intervenuto in diretta nel corso di «Tutto il calcio minuto per minuto» per annunciare un gol. Un gol metaforico, s'intende, ma pur sempre un gol a favore dell'azienda di viale Mazzini. Da giorni, infatti, circolava la voce che un network commerciale fosse interessato ad acquisire i diritti radiofonici del campionato di calcio. Per questo Cattaneo è entrato a gamba tesa per spazzare l'area da cattivi pensieri: «La Rai terrà per sé i diritti radiofonici sul calcio». Bene, uno a zero e palla al centro. Qualcuno sospetta che dietro queste manovre di compravendita ce ne siano altre interessate ad alzare il prezzo (mentre la Rai è intenzionata a farsi uno sconto); qualcun altro intravede un'operazione politica volta a svigorire la Rai a favore delle emittenti private. Noi che detestiamo la dietrologia esprimiamo invece una sola preoccupazione. Che migliori «Tutto il calcio minuto per minuto», un programma storico che oggi vive essenzialmente di ricordi. Negli anni (dal 3 gennaio 1960) la cerimonia della domenica pomeriggio è stata qualcosa di imperdibile, di meraviglioso, di emozionante: una sorta di colonna sonora collettiva, di linguaggio comune, di mito dell' Italia unita. Lo è stata perché «Tutto il calcio» metteva in scena un'idea di racconto geniale (la diretta coi campi di calcio ritmata dall'interruzione dei gol) e soprattutto perché negli Anni 60 e 70 la radio era ancora il medium egemone e occupava un posto privilegiato al centro del Paese. Ma, da allora, si è fatto pochissimo e il programma è scivolato ai margini della scena mediatica, pieno di patetici acciacchi e di desideri inespressi.

2 commenti:

Davide S. ha detto...

Questi pezzi di Aldo Grasso mi disgustano e mi lasciano basito. Nel 99' scrive di tutto il calcio come una trasmissione che "era" dandola per morta e invece sono passati 12 anni e la nostra "amata" è ancora presente tra mille difficoltà e spezzattini vari, senza aver perso il fascino e quella capacità unica di trasmettere emozioni. Che domenica sarebbe senza tutto il calcio?

Davide S.

Anonimo ha detto...

vorrei sommessamente ricordare il fallimento di Aldo Grasso come direttore dei programmi radiofonici. Durò pochi mesi.

NOTA

Questo non è il sito ufficiale della trasmissione ma solo una comunità di appassionati.

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