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mercoledì 1 settembre 2010

Un passo nella storia - Episodio 26

Dopo la pausa estiva, ricominciamo questa rubrica con due articoli usciti il 25 giugno 1993 sul Corriere della Sera, riguardanti le polemiche sorte dopo la decisione della Rai di utilizzare i radiocronisti di Tutto il calcio per la trasmissione televisiva Quelli che il calcio. Il primo è articolo è di Massimo Fabbricini, il secondo è un'analisi di Aldo Grasso, che stronca la novità che, poi, avrà invece un grandissimo successo.
Roberto Pelucchi

Contropiede. Quelli della radio confessano la loro sorpresa: della ipotetica clonazione televisiva di "Tutto il calcio minuto per minuto" non sapevano nulla o quasi. C'era stato giusto un contatto negli scorsi giorni tra il vertice di Raitre e quello della TGS (Testata Giornalistica Sportiva): una richiesta di eventuale disponibilità ed una riflessione sulla fattibilità del progetto, e nulla più. Ma questo non è un problema, non se ne fa questione di correttezza di procedure burocratiche da osservare né di permalosità per la anticipata diffusione della notizia. Si dice solo. con il tono di chi fa una precisazione di cui si dovrà tener conto, che il prodotto, se lo si vorrà, bisognerà prenderlo per quello che è, senza sognarsi di pretendere o suggerire videomodifiche. L'aggiunta del videotelefono, tutt'al più. Questa è una novità, rispetto a quello che s'era saputo d'acchito, ma assolutamente innocua. Pare infatti che nel progetto televisivo ci sia l'installazione nelle cabine dei radiocronisti in tutti gli stadi italiani della nuova apparecchiatura che consentirebbe così (come fanno quelli della Gialappa's con il videocitofono di Gnocchi e Teocoli) di mandare in onda in diretta non solo la voce ma anche le facce dei bountygol. Dov'è allora che non si intende transigere? Nelle modalità di svolgimento di compito degli inviati. Nessuna concessione per la quale possa finire col rimetterci la tempestività. Evviva gli interventi che si sovrappongono e pazienza che non si possa fare altrettanto con le immagini. "Se i nostri inviati dicono una volta attenzione - spiega meglio un responsabile che preferisce non essere nominato - per far capire che sul suo campo è successo qualcosa di importante e che bisogna dargli la linea, non gli diremo mai e poi mai di ripetere attenzione due o tre volte per consentire anche alla trasmissione televisiva di allertarsi. Noi vogliamo arrivare subito con la notizia, come abbiamo sempre fatto, e per nessuna ragione al mondo rallenteremo". Né si dovrà pensare a designazioni di servizio concordate: la voce e la predisposizione alla radiocronaca, tanto per intendersi, continueranno ad essere (posto che sempre lo siano...) discriminante privilegiata rispetto al gentile aspetto o alla bella cravatta. E questi sono punti fermi, così come - ci vien fatto notare - Eduardo De Filippo, tanti anni fa, non teneva in nessun conto le telecamere che andavano a riprendere la rappresentazione delle sue commedie. Ma poi è davvero la prima volta che la tv fa il rendiconto dei gol della domenica in diretta? No, sarebbe la prima volta di questa sinergia d'azienda. "Quando il primo pomeriggio della domenica era tutto dello sport. ricorda Gianfranco De Laurentiis. rendevamo già questo servizio all'utente, senza disturbare i colleghi della radio. Davamo l'aggiornamento dei risultati in tempo reale, alla fine dei due tempi ricostruivamo elettronicamente col computer le azioni dei gol mettendo i nostri pupazzetti al posto dei giocatori, con il telebeam cercavamo di risolvere al volo i casi dubbi. Bisogna rendersi conto che nel caso nostro le regole della fisica non valgono: il suono è più veloce della luce, se uno va in diretta e l'altro parte in ritardo. E poi il pathos della voce dove lo mettiamo?". Garbata bocciatura di un esperto. Ma sentiamo anche un utente. Qualificato a parlare di immagini. Il professor Antonio Passa, titolare della cattedra di decorazione all'Accademia delle Belle Arti di Roma. "L'unica invenzione carina della tv italiana in questi ultimi tempi - è la sua opinione - e' stata l'inserimento di opere in movimento di Mirò ed altri tra un programma e l'altro, un'idea meritevole di sviluppo. Questa invece rientra nel peggio del peggio. Copiare (male) la radio e le tv locali è l'ennesimo segno di disperazione, di assoluta mancanza di fantasia: il vecchio, glorioso Tutto il calcio radiofonico se la ride, immagino. E, da vecchio radiofilo e lettore di giornali, me la rido anch'io. Questa "novità" tra molte virgolette segna soltanto un sensibile aumento di teleburattini, mortificante per quella che dovrebbe essere la cultura dell'immagine". E questa è proprio una stroncatura.
Massimo Fabbricini

TITOLO: SEMBRERA' UNA TV LOCALE
Bene che vada la versione televisiva di "Tutto il calcio" assomiglierà a una di quelle malinconiche trasmissioni che vanno in onda la domenica pomeriggio sulle Tv locali; poi si accorgeranno dell'impaccio dei conduttori e inviteranno Maurizio Mosca a smuovere un po' le acque. Quando mostra i muscoli, la Rai è sorprendente: per ammortizzare l'oneroso investimento sul pallone fa guerra alle piccole emittenti e uccide la sua più bella trasmissione radiofonica. C'era un radiodramma che andava in onda ogni domenica da più di trent'anni: vero erede del feuilleton ottocentesco, sgranava le sue puntate con raffinato tempismo, servendo gli squisiti veleni dell'attesa e della speranza. Sapevamo bene che le partite trasmesse in "Tutto il calcio" non erano vere ma soltanto inventate, drammatizzate, recitate da Martellini, Ameri, Provenzali, Ciotti. Ma che importa, anche della guerra di Troia ci resta solo il resoconto di Omero (il mio, di Torino, si chiamava Andrea Boscione). Nei confronti del calcio, la radio è letteratura; la Tv minuto per minuto sarà solo esercizio di "ball watching" (safari fotografico del pallone), la progressiva "nipponizzazione" dello spettatore. Per essere riconosciuta, la realtà viene fissata su nastro, pellicola, diapositiva. Percio' i giapponesi girano freneticamente il mondo con telecamera appesa al collo e giocano male al calcio. C'è un'altra considerazione, ma è così raccapricciante che conviene solo accennarne: la radio considera ancora il calcio come uno sport, la Tv lo annovera fra gli spettacoli. E una lieve differenza; è uno di quei momenti in cui un dio maligno sembra scrollarsi dalla sua sonnolenza per regolare in nuovi termini i suoi conti con l'umanità.
Aldo Grasso

1 commenti:

Anonimo ha detto...

La solita lungimiranza di Aldo Grasso...

NOTA

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