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Il Palinsesto sportivo di Radio1Rai

MARTDI 16 APRILE 2024
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mercoledì 16 dicembre 2009

Un passo nella storia - Episodio 6

Il prossimo 10 gennaio Tutto il calcio minuto per minuto compirà 50 anni. Noi, invece, qui facciamo un salto indietro di 25 anni, per vedere come venne celebrato dai giornali il quarto di secolo della trasmissione. La Gazzetta dello Sport (attraverso gli articoli di Mario Pennacchia, Giorgio Lo Giudice, Carlo Vernaschi ed Enrico Parodi) e Il Corriere dello Sport-Stadio (con Luigi Ioele) dedicarono una paginata intera all’evento. Avrei voluto mostrarvele anche visivamente, ne vale davvero la pena, purtroppo le dimensioni dei giornali dell’epoca sono tali che fare un pdf diventa un’impresa. Forse tra qualche mese, con un po’ di pazienza e qualche mezzo tecnologico in più, riuscirò a farvi anche vedere tutti i ritagli sulla trasmissione a mia disposizione. Un archivio di cui sono molto geloso, ma che vale la pena di essere messo a disposizione di tutti gli appassionati. Dicevamo delle celebrazioni per i 25 anni di Tutto il calcio: ho selezionato gli articoli migliori dei due quotidiani pubblicati il 10 gennaio 1985. La prima parte, con quelli della Gazzetta, ve la propongo questa settimana. La seconda parte, con quelli del Corsport, nella prima rubrica dell'anno nuovo. Allego anche una foto della redazione sportiva del Giornale Radio Rai nel 1972: da sinistra Claudio Ferretti, la storica segretaria Gioia Paolini, il capo redattore Guglielmo Moretti, Gilberto Evangelisti, Alberto Bicchielli ed Ezio Luzzi. A voi tutti buona lettura e tanti auguri.


Per 16 anni solo i secondi tempi, poi le partite dall’inizio con “Domenica sport”
Fino a tutto il 1959 il massimo campionato era seguito dalla radio con la cronaca in diretta del secondo tempo della partita più importante della giornata, affidata a Nicolò Carosio, che aveva istituzionalizzato questa trasmissione dal gennaio 1933. Prima di lui, l’idea era stata avventurosamente realizzata per la prima volta in occasione di Italia-Ungheria che il 25 marzo 1928 inaugurò il restaurato stadio Flaminio, e il radiocronista era stato il giornalista della Gazzetta dello Sport, Giuseppe Sabelli Fioretti. Domenica 10 gennaio 1960 gli sportivi italiani ebbero la gradita sorpresa non solo di essere aggiornati immediatamente sui risultati di tutte le partite di serie A, ma anche di poter seguire nei dettagli lo svolgimento di tre di esse. Naturalmente gli inizi furono piuttosto difficoltosi perché la comunicazione con i campi non collegati avveniva a mezzo telefono e, come ben si sa, non esisteva ancora la rete capillare di teleselezione di cui disponiamo oggi. La trasmissione, essendo agli inizi, era piuttosto schematica, con tempi fissi (cinque minuti) per ogni collegamento e nei vari intervalli si inseriva Bortoluzzi con gli altri aggiornamenti. Di interventi-flash che oggi si ripetono in continuazione per l’istantanea informazione del risultato cambiato, allora e per molti anni, neanche a pensarci. Gradualmente, però, anche per il dilagante successo dell’iniziativa, la formula basilare veniva perfezionata attraverso miglioramenti di ogni tipo, da quelli tecnici a quelli programmatici. E infatti si passò dai tre ai quattro, ai cinque e infine ai sei collegamenti e vi si cominciò a comprendere anche le sedi di serie B. Si trattava pur sempre di una trasmissione limitata ai secondi tempi. Finché, nel 1976, si ebbe la svolta radicale: poiché il “calcio minuto per minuto” era trasmesso dal programma nazionale, mentre sulla seconda rete da ancor più vecchia data andava in onda “Domenica sport”, i responsabili di questa rubrica Evangelisti e Giobbe proposero al capo del pool sportivo, Guglielmo Moretti, di coprire l’intero svolgimento delle partite aprendo alla stessa “Domenica sport” fin dall’inizio del primo tempo la serie dei collegamenti previsti per “Tutto il calcio minuto per minuto”. Da quella prima domenica del campionato 1976-77 il pomeriggio radiofonico dedicato al calcio e allo sport (la rubrica della seconda rete torna in onda anche per interviste e commenti) ha raggiunto così la perfezione di oggi, premiata da un ascolto record di oltre 20 milioni con un gradimento vicino al 90 per cento e diffusione anche in Europa, Africa del nord, Nord America e Brasile.

Ecco i protagonisti ai microfoni di “Tutto il calcio minuto per minuto”
Da quella famosa domenica 10 gennaio 1960 a oggi, in venticinque anni di trasmissione, sono numerosi i radiocronisti che si sono alternati ai microfoni di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Ecco i loro nomi, entrati nella leggenda del nostro sport preferito. Roberto Bortoluzzi (dall’inizio, tranne una breve parentesi nel 1968, quando fu sostituito da Massimo Valentini). Nicolò Carosio (solo per le prime due domeniche). Enrico Ameri (dall’inizio, tranne che nel 1961). Nando Martellini (per il solo 1961)*. Sandro Ciotti (dal 1962), Andrea Boscione, Adone Carapezzi, Beppe Viola, Piero Pasini, Alfredo Provenzali, Cesare Castellotti, Amerigo Gomez, Nico Sapio, Claudio Ferretti, Ezio Luzzi, Nicola Giordano, Sandro Baldoni, Enzo Foglianese, Paolo Carbone, Emanuele Dotto, Riccardo Cucchi.

* Attenzione: come potrete leggere la prossima settimana nell’intervista del Corriere dello Sport a Martellini, la data non è quella giusta. Martellini partecip, infatti, una sola volta a Tutto il calcio il 21 febbraio 1960.

Il “padrino” fu Nicolò Carosio da San Siro con Milan-Juventus
La prima trasmissione di “Tutto il calcio minuto per minuto” andò in onda alle ore 15,15 di domenica 10 gennaio 1960. Nicolò Carosio trasmetteva dal campo principale che era lo stadio di San Siro dove si disputava Milan-Juventus. Da Bologna era collegato Enrico Ameri per Bologna-Napoli e il terzo era Alessandria con Andrea Boscione per Alessandria-Padova. Roberto Bortoluzzi, che fin dall’inizio ha condotto dallo studio la trasmissione, aggiornava sullo svolgimento delle altre partite in programma e precisamente: Atalanta-Udinese, Bari-Lazio, Fiorentina-Sampdoria, Genoa-Spal, Palermo-Inter, Roma-L.R. Vicenza.

L’autore Guglielmo Moretti: “L’alluvione del Polesine ci indicò la via giusta”
Numero zero, un linguaggio da iniziati, che pochi capiscono. In pratica significa fare delle prove, capire se è possibile o meno dare il via ad una iniziativa editoriale o radiotelevisiva. “Tutto il calcio minuto per minuto” di questi numeri zero ne ha fatti una decina. “In pratica erano collegamenti con le sedi per vedere se il funzionamento era possibile – spiega Guglielmo Moretti già capo del pool sportivo Rai – il discorso non era tanto da carattere cronistico ma tecnico. Infatti si trattava di stabilire se erano possibili collegamenti multipli, quelli che oggi sono di normale amministrazione ma che in quegli anni erano da inventare. Il vero banco di prova, parlo per le persone mature che hanno una certa età, era stata l’alluvione del Polesine. Decine di centri sommersi dall’acqua, bisognosi di aiuti. Come Rai avevamo organizzato la catena della fraternità e in quella occasione i tecnici riuscirono a stabilire collegamenti multipli, riscontrando quindi la possibilità di portare avanti la nostra idea. Quella fu la prova effettiva che ci convinse di poter creare la trasmissione. La mia idea, nata ascoltando in Francia una radiocronaca sportiva, come è noto, era stata accantonata in un primo momento. Gli ingegneri ed i tecnici sono sempre restiii a dare il placet alle novità”.
Come avveniva la scelta dei radiocronisti?
“Personalmente seguivo un discorso legato in parte alla professionalità, in parte alla fiducia che nutrivo nelle persone. Un piccolo cast di 6-7 elementi pochi ma buoni. C’erano Ameri, Ciotti, elementi che non si possono discutere e che sono i migliori ancora su piazza, quindi Provenzali, Ferretti, questi un talento naturale, Piero Pasini che con la sua voce era caratterizzato come un provinciale del settore, sentirlo parlare e capire che era un emiliano era tutt’uno. Quindi Luzzi il quale, al momento di allargare la trasmissione, si scoprì come il più profondo conoscitore della serie cadetta. Negli ultimi anni l’allargamento era avvenuto solo con Foglianese ed in questo ultimo periodo con Riccardo Cucchi”.
Quali i problemi che avete dovuto superare in passato?
“Tanti. Legati maggiormente agli scioperi, specie quelli improvvisi o anche a singhiozzo. Poi, in passato ci condizionava molto il maltempo, gli incontri improvvisamente rinviati. Non avevamo la struttura adeguata di ora. Quando invece riuscimmo a coprire in pratica tutti i campi di gara allora effettuare sostituzioni diventò molto più semplice”.
Quanti anni è stato alla guida di questa trasmissione?
“Dal ’66 quando sono diventato capo redattore, fino ad oggi che ho lasciato per limiti di età. E posso dire di essermi tolto tante soddisfazioni. La nostra trasmissione ha raggiunto infatti 87 di indice di gradimento”.

Il “regista” Roberto Bortoluzzi: “E con i nostri microfoni abbiamo cambiato la radio”
Roberto Bortoluzzi, 64 anni, napoletano d’origine nordica (padre tedesco, nonni slavi e svedesi) è il capitano di “Tutto il calcio minuto per minuto” un programma che conduce fin dal primo numero, quello del 10 gennaio 1960. Dallo studio centrale di Milano coordina gli interventi dei cronisti inviati sui campi di gioco. “Soltanto 5 volte – dice – mi sono assentato: fu a causa di un ricovero in ospedale”.
Dia un voto alla sua trasmissione.
“Molto alto. Ha rivoluzionato il mondo della radio. E la formula è ancora vincente: cronaca dal vivo, tempestiva, asciutta”.
Ci incamminiamo verso l’era delle immagini…
“Ma la radio non muore: stuzzica l’immaginazione, desta la fantasia. Televisione significa passività. Per seguirne i programmi bisogna annodarsi alla poltrona. La radio è libertà: s’ascolta a passeggio, in automobile, allo stadio”.
Com’è cambiato “Tutto il calcio minuto per minuto”?
“Ora c’è più ritmo, maggiore agilità. All’inizio si lasciava a lungo in linea la partita più importante: bisognava permettere a noi dello studio di scoprire i risultati sugli altri campi. Non era facile, si lavorava a tamburo battente con i telefoni”.
Come si conduce un programma così?
“Con freddezza, concentrazione. E misurando le parole. Gli ascoltatori ci sospettano sempre di favoritismi”.
Alla domenica è costretto a disertare lo stadio…
“Mi consolo con i mercoledì di coppa”.
Una volta rischiaste di interrompere la trasmissione…
“C’era il pericolo di andare in onda senza poter dare i risultati. Ci fu un improvviso sciopero dei centralinisti Rai. Non avrebbero risposto neppure alle chiamate di inviati e corrispondenti. Così, durante il programma spiegai ai colleghi che avrebbero potuto parlare con noi soltanto chiamando uno speciale numero “diretto”. Gli inviati chiamarono, ma telefonarono anche molti buontemponi, fornendoci risultati inventati, fantasiosi. Però li smascherammo tutti: sa, questo lavoro affina l’udito, riconoscevamo che non erano le voci dei nostri”.
Qualche volta lei è brutale: taglia collegamenti all’improvviso…
“Difendo il ritmo del programma”.
“Qui studio a te Ameri, qui Ameri a te Ciotti, qui Ciotti a te Provenzali”: passandovi il microfono create un balletto di parole che assomiglia a un’azione di gioco…
“E’ una gran squadra: con Enrico Ameri centravanti tempista e Sandro Ciotti instancabile a centrocampo”.
Ogni tanto vi contestano…
“Ricordo soltanto un episodio: tempo fa Firenze non riservava entusiastiche accoglienza ad Enrico Ameri. Ma lui non si tirò mai indietro”.
Ma è vero che suo padre progettò il palazzo di corso Sempione 27 che ospita la sede Rai di Milano?
“Era ingegnere, collaborò all’edificazione. Sperava che seguissi le sue orme. Invece io sognavo una carriera sul mare: capitano di lungo corso, ma cedetti alle sue insistenze, m’iscrissi al Politecnico, poi, due anni dopo, scoppiò la guerra”.
Ha detto: preferisco la radio perché in Tv si lavora troppo e le scocciature non finiscono mai…
“Bisogna provare e riprovare, non si finisce mai. Meglio la “nostra” radio: ti metti lì e vai. Cosa c’è di meglio della diretta?”.
E le regole di un perfetto cronista?
“Alla radio le pause, seppur brevissime, disturbano; in Tv fanno piacere”.
Il futuro di “Tutto il calcio minuto per minuto”?
“C’è un progetto che prevede collegamenti con tutti i campi di A e B. Temo sarà un pasticcio: troppa confusione. I nostri sono ascoltatori distratti: così li confonderemmo ancora di più. Meglio che il programma resti com’è: chiaro, “pulito”, lineare. Anche se io non ci sarò più. Andrò in pensione proprio tra un anno”.

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